Le strutture della città, definitesi nel corso del XII-XIII secolo,
si svilupparono intorno al colle di Monteregio; qui venne edificato il castello,
sede del vescovo; a poca distanza nasceva una piccola città feudale,
mentre gradualmente prendeva forma anche il nucleo urbano di Cittavecchia,
dove sorgono gli edifici dai caratteri architettonici più antichi.
Il vescovo, divenuto "principe" della città con il diploma
del 1194 di Enrico VI, che gli donava in feudo la città di Massa ed
i castelli di Monteregio, dell'Accesa e della Marsiliana, era coadiuvato dal
Capitolo per l'esercizio delle funzioni spirituali, e dai Vicedomini,
laici appartenenti alle grandi famiglie feudali, per quelle temporali. Il
"principato" dei vescovi ebbe vita breve: nel 1216, dopo soli 22
anni, il vescovo Alberto, gravato da consistenti debiti, incalzato dalla pressione
del ricco e dinamico Comune massetano, accettò di subordinarsi a Pisa.
All'inizio del secolo XIII si precisò l'organizzazione dei rapporti
economici, politici, istituzionali, che porterà alla proclamazione
del Libero Comune. Il 31 luglio 1225, probabilmente nella Cattedrale di San
Cerbone (in ecclesia maiore apud Massam), vennero sottoscritti tra
Comune, vescovo, Capitolo, e Vicedomini dei "patti". Si tratta di
tre documenti, con i quali vengono corrisposte dal Comune 6500 lire pisane
al vescovo, 800 ai Vicedomini, 600 al Capitolo. Cifre di tutto rispetto per
l'epoca, se si pensa che un castello delle vicinanze, quello di Campetroso,
più o meno nello stesso periodo, era stato venduto per 800 lire. I
massetani, con queste somme, liquidarono i diritti e le prerogative feudali
del vescovo.
È questa la fase di maggior espansione della Repubblica, il cui territorio
comprendeva numerosi castelli: Montieri, Gerfalco, Travale, Monterotondo,
Boccheggiano, Prata, Accesa, Caldana, Calvello, Campetroso, Castel Borello,
Castiglion Bernardi, Colonna, Gavorrano, Montebamboli, Marsiliana, Montepozzali,
Montioni, Perolla, Ravi, Rocchette, Cugnano, Tricasi, Valli. Dal 1317 la Repubblica
massetana batté propria moneta, affidando a Nicolino di Iacomino Benzi
di Siena l'incarico di coniare il grosso d'argento, il grossetto
d'argento e il denaro piccolo o minuto in mistura, con l'immagine
di San Cerbone sul recto e la croce sul verso (vedi
"Il Grosso massano").
L'economia di Massa era pressoché fondata sull'attività estrattiva
(vedi "localizzazione dei principali
giacimenti e miniere ed epoche di sfruttamento"). Le aree minerarie
più importanti del periodo, tuttora visibili, dalle quali veniva estratto
argento, rame, piombo e allume, furono quelle della Castellaccia (lungo la
valle del torrente Zanca), i pozzi dello Stregaio (in prossimità di
Niccioleta) e quella di Serrabottini (vicino al Lago dell'Accesa). A questo
periodo risale l'elaborazione del primo
Codice Minerario della storia (vedi), stupendo esempio di legislazione
che regolava lo sfruttamento dei campi minerari.
(antica litografia sec. XIX: Cattedrale di Massa
veduta dala piazza Garibaldi)
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