La città, che a partire dal 1225, per oltre un secolo, era riuscita
a prezzo di notevoli difficoltà a conservare la propria autonomia e
ad espandersi territorialmente ed economicamente, fondando la propria potenza
e prosperità economica sull'industria mineraria, nel 1335 fu costretta
a stringere con Siena un atto di sottomissione, iniziando da quel momento
il proprio declino.
Le risorse del suo territorio andarono ad arricchire Siena e, a causa dei
privilegi relativi alla cittadinanza senese, sanciti con l'atto di sottomissione,
molti dei suoi cittadini più autorevoli abbandonarono Massa per acquistare
la cittadinanza senese. In apparenza Massa conservò la propria autonomia
e continuò a governarsi secondo il proprio statuto, ma inevitabilmente
le sue istituzioni subirono un significativo sfoltimento, soprattutto in relazione
a quegli istituti riflettenti la supremazia di Massa nelle terre del proprio
distretto. Il controllo della Comunità di Massa era garantito dall'obbligo
di scegliere come podestà un cittadino senese. Continue guerre, scontri
locali e dissapori interni, nonché la drammatica epidemia di peste
del 1348 e il conseguente calo demografico, unitamente al notevole ribasso
del prezzo dei metalli, dovuto alla sviluppo delle miniere tedesche, determinò
il rapido declino del tessuto sociale e cambiò traumaticamente la geografia
politica ed economica dell'area, in cui crebbero gli impaludamenti e la diffusione
della malaria.
(antica litografia sec. XIX: Fonte Pubblica e
Palazzo del'Abbondanza)
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